Il chirurgo che non dispone l’esame istologico dopo l’operazione, e quindi non diagnostica il tumore, risarcisce il danno biologico e morale perché l’accertamento avrebbe consentito la diagnosi precoce e avrebbe reso possibile curare la malattia, che viceversa in un breve periodo ha reso il paziente invalido. Lo afferma la Cassazione con la sentenza 278/15, pubblicata il 13 gennaio.
Non si tratta infatti di intervento di ruotine: il neo, ritenuto un «angioma sanguinante e ulcerato» era invece un pericoloso melanona. L’esame istologico avrebbe potuto accertarlo, ma il medico ha omesso di disporlo. La negligenza del medico ha inciso notevolmente sull’evoluzione della patologia. E’ il chirurgo a dover provare le ragioni che lo indussero a non approfondire le indagini. I Giudici condannano quindi il sanitario a risarcire il danno biologico e morale nella misura di oltre 350 mila euro.