Vendita “finta” tra coniugi: valida se non c’è traccia scritta della reale intenzione

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La moglie, durante il matrimonio, cede un immobile al marito per sottrarlo ai creditori della propria famiglia. L’intenzione è di fare una vendita simulata, ma non esiste  traccia scritta. Il marito, inoltre, sostiene di aver pagato il prezzo direttamente ai familiari della moglie e di non aver mai dichiarato che avrebbe restituito l’immobile.

La Cassazione con la sentenza n. 3973/2013 dichiara che non c’è vendita simulata nè donazione revocabile per indegnità del donatario: la vendita è perfettamente valida e il bene non può essere chiesto in restituzione se non viene esibita una scrittura privata tra coniugi da cui risulti la loro reale intenzione.

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