Sottrarre il cellulare alla moglie è rapina

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Integra il reato di rapina, non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, sottrarre il cellulare alla moglie mentre lo usa per riprendere quali beni sta prelevando da casa, pendente il giudizio di separazione.

Ritiene la Corte che non sia individuato quale fosse la pretesa tutelabile davanti all’autorità giudiziaria, rispetto alla quale (l’indagato marito) avrebbe ritenuto di farsi giustizia da sé sottraendo alla moglie il telefono cellulare: né può ritenersi che l’esecuzione di riprese con un telefono cellulare, peraltro di oggetti di proprietà della persona che la esegue, possa costituire condotta illecita in grado di procurare danni a terzi soggetti, ipotesi che anche ove ritenuta sussistente dall’indagato in buona fede non avrebbe comunque consentito di conseguire altro rimedio che quello risarcitorio (e non anche la sottrazione della disponibilità del cellulare alla proprietaria del bene).”

La Corte ricorda infatti che per integrare il reato di esercizio delle proprie ragioni è necessario che:

  • l’autore agisca ritenendo legittima la sua pretesa o per tutelare un suo diritto contestabile giudizialmente, anche se questo non esiste;
  • la pretesa corrisponda all’oggetto della tutela che l’ordinamento prevede, visto che ciò che caratterizza tale reato è la sostituzione della tutela pubblica con quella privata.

Cassazione penale, sentenza n. 26982/2020

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