Il reato di mobbing non trova spazio all’interno della famiglia: lo ha deciso la Cassazione con la sentenza 13983/2014, respingendo il ricorso di una moglie secondo la quale il marito aveva posto in essere i comportamenti tipici del mobbing (provocazioni e umiliazioni) per indurla a lasciare la casa familiare.
Secondo i Giudici, il mobbing va escluso perchè tra i coniugi la situazione era oramai deteriorata e gli atteggiamenti del marito non configuravano gli estremi del mobbing: la donna, per far allontanare il marito, avrebbe potuto separarsi. I coniugi versano in una situazione di uguaglianza. La nozione di mobbing «non
scalfisce il principio che l’addebito richiede la prova del compimento di specifici atti
consapevolmente contrari al matrimonio e il nesso di causalità tra questi e l’intollerabilità della
convivenza».