Mentre in Italia la Cassazione sostanzialmente esclude che esista in capo ai nonni un diritto di visita, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, esattamente il giorno successivo alla pronuncia della nostra Suprema Corte, condanna l’Italia a risarcire due coniugi torinesi di 72 e 78 anni che non hanno potuto vedere la nipotina per ben 12 anni. I giudici europei con 16mila a titolo di danni morali perché, dal Tribunale per i Minorenni di Torino, è stato loro impedito di avere rapporti con la nipote.
Per i giudici europei le autorità italiane “non hanno compiuto gli sforzi adeguati e sufficienti per preservare il rapporto di parentela” tra i nonni e la bambina. La Corte di Giustizia, pur riconoscendo che è “necessaria una grande cautela in situazioni come questa e che le misure di protezione del minore possono comportare la limitazione dei contatti con i familiari”, ritiene che le autorità responsabili “non hanno fatto gli sforzi necessari per salvare il legame familiare e non hanno reagito con la dovuta diligenza”.
Una sentenza che deve far riflettere. Sono frequenti in Italia i casi di sentenze a cui non viene dato seguito, ritardi della Giustizia, inerzia o negligenza dei Servizi Sociali: un sistema “ammalato” che va a discapito di diritti fondamentali quali quelli legati al rispetto della vita privata e familiare, tutelato dall’art. 8 della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo.
Occorre considerare che i legami familiari, una volta rescissi, possono essere difficili da ripristinare: impedire quindi ai nonni di vedere i nipoti per molti anni può pregiudicare per sempre il legame affettivo. Un legame importante, che andrebbe preservato, salvo che realmente risulti pregiudizievole per i minori.
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